Sappiamo tutti che Starfield, disponibile su PC e Xbox Series S/X ma soprattutto GamePass, sia stato senza dubbio uno dei giochi più attesi dell’anno. Più atteso rispetto ad altri perché vede protagonisti due attori su cui tutti avevano i riflettori puntati. Il primo è Bethesda, che dopo tanti anni, ha creato e messo a disposizione dei giocatori un nuovo mondo anzi, un nuovo universo, stupefacente in termini di grandezza. Il secondo è Xbox, per il quale Starfield rappresenta la punta di diamante, intenzionata a togliersi di dosso l’etichetta con scritto sopra “mancanza di esclusive”. Con oltre mille pianeti da esplorare, viaggi spaziali, astronavi personalizzabili, alleati, fazioni ed intrighi politici, Starfield ambisce a diventare la più grande avventura spaziale di questa generazione.
Prima di iniziare ad analizzare il gioco punto per punto, mi piacerebbe preliminarmente concentrami su un elemento cardine del gioco (secondo me) e cioè capire cos’è Starfield. Beh, sappiate che la risposta è già nel titolo, assurdo vero? Bene, se vi sembra una cosa così scontata, per molti (troppi) così non è. Starfield è proprio questo: un campo pieno di stelle ed è lampante fin dall’inizio come Bethesda abbia voluto puntare proprio su quello: poter visitare migliaia di pianeti, ognuno diverso dall’altro, non tutti con forme di vita (come lo sono nella realtà). Inoltre, la stessa Bethesda riesce perfettamente nell’intento di far sentire i giocatori grandi come formiche rispetto a tutto quello che ci circonda. Ribadisco: questo elemento non è scontato per tutti.
Mi prendo un ultimissimo momento prima di cominciare, in quanto devo ringraziare il mio amico e collega Alekurt con cui ho collaborato per questa recensione. Bene, premesse fatte, motori accesi, countdown iniziato…la recensione di Starfield decolla tra 3..2..1..LIFT OFF!!!
Trama & Co.
Correva l’anno 2330. La Terra ormai è diventato un pianeta sterile e vuoto e l’umanità si è trasferita su altri sistemi stellari. Proprio su uno di questi si trova il nostro protagonista (il cui aspetto verrà deciso da noi attraverso un editor abbastanza approfondito). Non è un predestinato, non è discendente di una dinastia decaduta…non è nessuno…è un semplice minatore spaziale che durante il suo turno di lavoro entra a contatto con un misterioso frammento luminoso. Toccato il frammento, viene trascinato attraverso una visione piena di luci, stelle e suoni. Una volta rinvenuto, l’universo di Starfield inizia a prendere forma intorno a noi ma soprattutto grazie a noi, alle nostre scelte e alle nostre alleanze.
Vorrei soffermarmi sul quel “grazie a noi” citato sopra: non è messo a caso anzi, già la scelta del proprio background nell’editor avrà un grande impatto nel proseguio del gioco; provare per credere. Dicevo dunque che Starfield inizia a prendere forma, seppur lentamente, come una sorta di tutorial prolungato, proprio per farvi apprendere al meglio la struttura del gioco. Abbiate dunque pazienza perché sarete ben ricompensati. Quanto ricompensati mi chiedete? Decisamente tanto perché la vostra libertà di azione sarà totale, lasciandovi fare tutto quello che volete: pianeti da esplorare, missioni da portare a termine, persone da incontrare ecc..
La trama principale di Starfield, purtroppo, non riesce mai a suscitare veramente un interesse appassionato. Dopo aver fatto la scoperta legata all’artefatto, ci uniamo a un gruppo di esploratori spaziali affiliati a Constellation, incaricati di rintracciare artefatti di origine sconosciuta. In modo sorprendente, emergono connessioni inaspettate tra di loro. Questa ricerca di artefatti ci porta attraverso mondi remoti, abitati da creature straordinarie e pericolosi pirati spaziali. Purtroppo, le missioni stellari che ne derivano spesso si svolgono in modo monotono, caratterizzate da enigmi banali e scontri con nemici, trasformando l’esplorazione di templi alieni in una routine necessaria per far progredire la trama.
In questa storia piuttosto derivativa e ricca di cliché fantascientifici, non siamo soli: infatti insieme a noi ci sono anche dei compagni di viaggio. All’inizio, nessuno di loro è particolarmente amichevole, ma accompagnandoli nelle avventure, si svelano lentamente, condividendo i loro sentimenti e le loro storie passate. Il solitario cowboy dello spazio, Sam Coe che proseguendo, mostrerà una natura iperprotettiva quando porta sua figlia a bordo. Tuttavia, emergono conflitti interni nella sua genitorialità, con dubbi sulla decisione di far crescere una figlia in situazioni rischiose e pericolose come quelle a cui si espone. È un personaggio umano, ma la sua storia viene rivelata in modo frammentario, a volte a intervalli casuali, senza sempre considerare appieno gli obiettivi del giocatore.
Lo stesso si può dire degli altri compagni. Abbiamo una Sarah Morgan entusiasta di esplorare le stelle, l’avventuriero Barrett e l’enigmatica Andreja. Tuttavia, la loro caratterizzazione sembra un po’ superficiale e talvolta viene comunicata in modo noioso, rendendoli meno coinvolgenti. Inoltre, le conversazioni in Starfield mostrano animazioni dei personaggi che soffrono di alcuni difetti, con espressioni facciali di base, come la tristezza o la felicità, che sembrano innaturali, quasi come se gli NPC fossero androidi addestrati a fingere emozioni. Questo li fa sembrare privi di vita, e il doppiaggio spesso rigido non migliora la situazione, spingendo i giocatori a leggere i sottotitoli e passare rapidamente alla prossima linea di dialogo.
L’universo di Starfield
Come da tradizione Bethesda, la vera essenza di Starfield risiede nelle sue numerose e variegate missioni secondarie che emergono mentre ci avventuriamo nell’universo. Molte di queste missioni prendono vita attraverso incontri casuali sia a terra che nello spazio, anche se non tutte si rivelano altamente coinvolgenti. Bisogna fare attenzione in quanto, senza accorgersene ci si ritrova con la scheda missioni piena, non si sa come. Una volta immerso in questo vasto mondo, è facile smarrire l’obiettivo principale e dedicare ore all’esplorazione delle regioni più vivide e affascinanti della galassia, popolate da strani individui con richieste più o meno importanti da soddisfare. Uno di questi luoghi è la vibrante Neon City, cosi nominata per il suo aspetto cyberpunk. Un altro ancora è New Atlantis, la città più grande che Bethesda abbia mai costruito, capitale delle Colonie Unite e quartier generale di Constellation. Continuando abbiamo Akila City, Cydonia e Neon, tutte da scoprire.
Il vasto numero delle missioni secondarie è direttamente proporzionale al modo con cui queste possono essere portate a termine, fondamentalmente scegliendo un approccio fisicamente aggressivo/verbalmente diretto o uno più furtivo/persuasivo. Questo doppio binario viene ulteriormente migliorato grazie alla possibilità di unirsi a diverse fazioni, ognuna con trame uniche da esplorare e ricompense da ottenere. Inoltre, non saremo mai costretti a restare definitivamente all’interno di una fazione specifica e avremo così la possibilità di esplorare praticamente ogni percorso che il gioco offre. Che si voglia impersonare un pirata spaziale, servire la milizia o mettere fine all’azione dei criminali spaziali, l’universo di Starfield ci offre ampie possibilità di scelta. Unendosi al Collettivo Freestar, ad esempio ci troveremo coinvolti in una cospirazione su larga scala che metterà a dura prova la nostra moralità. Questo servirà a farci capire che nel perseguire la pace e la giustizia, il percorso è costellato da relativi.
Il lato positivo delle missioni secondarie è che sappiamo come e dove cominciano ma non sappiamo come e soprattutto dove finiscono: partendo da un oggetto smarrito su una astronave appena abbordata, ci ritroveremo in una buia caverna nelle profondità di un pianeta sconosciuto lontano anni luce, che pullula di creature. Insomma, possiamo aspettarci veramente di tutto.
Con molta tranquillità posso dire che Starfield è ricco di quest secondarie affascinanti, molte delle quali ricevono una cura dettagliata superiore rispetto alla sua trama principale. Quindi, se ci sentiamo tentati a seguire queste deviazioni durante il viaggio, potete benissimo farlo. Tutto questo non è bellissimo??
Nonostante sia ambientato ben 300 anni nel futuro, l’estetica di Starfield presenta un’atmosfera retro, anziché optare per gli ologrammi futuristici che spesso caratterizzano altri titoli di fantascienza come Mass Effect. Bethesda ha coniato il termine “NASA Punk” per questa scelta stilistica, che rende la tecnologia con pulsanti tattili e oggetti comuni come penne, bloc-notes e piante, in un’evoluzione realistica e credibile. Questo stile irradia un senso di presenza e originalità dell’umanità, indipendentemente dall’avanzamento del tempo.
Esplorazione
L’esplorazione è proprio l’elemento più discusso del gioco e bisogna chiarire subito una cosa: Starfield non è No Man Sky ma soprattutto non vuole assolutamente esserlo. Il gioco è incredibilmente vasto, con oltre 1.000 pianeti esplorabili, troppo belli per essere veri, ma lo sono. Questa grandiosità non viene assolutamente ridimensionata quando ci si rende conto che non è possibile atterrare liberamente su questi pianeti e decollare, come appunto in No Man’s Sky. I viaggi avvengono attraverso spostamenti rapidi che ci portano da un pianeta all’altro o da un sistema all’altro. La componente che invece va a spezzare il flusso del gioco è proprio la modalità con cui dare il via al viaggio rapido. Il processo è il seguente: apriamo la mappa della galassia, selezioniamo un sistema stellare di destinazione, poi un pianeta al suo interno, successivamente effettuiamo un salto gravitazionale verso la destinazione, dopodiché riapriamo la mappa per selezionare un punto di atterraggio e solo allora ci sarà una sequenza con la navicella che scende sulla superficie. Questo sistema di viaggio rapido ha l’effetto di separare il giocatore dall’esperienza del gioco, rendendo il tutto così sistematico che si fatica a sviluppare un senso di appartenenza verso i pianeti che si visitano.
Ciascun pianeta o luna può ospitare punti di interesse predefiniti, tra cui alcuni collegati alle missioni principali e altri avamposti e luoghi facoltativi che si possono visitare a piedi. Tuttavia, è anche possibile imbattersi in luoghi generati proceduralmente, che spesso risultano piuttosto sterili e privi di personalità. Sebbene l’esperienza di mettere piede sulla Terra abbandonata, su una Marte colonizzata o sulla nostra Luna in gravità bassa sia affascinante, alla lunga questa magia svanisce. Oltre ai brevi incontri con forme di vita aliene, la gran parte dell’esplorazione a piedi si svolge su pianure apparentemente infinite che a volte includono bande di banditi o astronavi straniere in lontananza per creare una sensazione di vitalità.
Il ciclo generale su questi pianeti coinvolge principalmente la ricerca di risorse, che possono essere utilizzate per costruire modelli d’armi, migliorare le navicelle spaziali e costruire avamposti. Nel cercare le risorse ci si imbatte in uno degli aspetti più frustranti, l’esplorazione a piedi. Nonostante sia il 2330 non ci sono rover o veicoli per attraversare le vaste distese di terra. Starfield però riconosce questo inconveniente e offre la possibilità di estrarre lo scanner e teletrasportarsi direttamente alla navicella, evitando il noioso ritorno a piedi. Il problema diventa ancora più evidente nelle città, dove è necessario memorizzare da soli i negozi e i luoghi importanti a causa di una mappa superficiale che non fornisce alcuna informazione oltre ai punti di interesse principali.
Combattimento e abilità
L’esperienza di combattimento in Starfield si distingue notevolmente dai precedenti sparatutto sviluppati da Bethesda, come Fallout 4, anche se non possiamo dire che fosse stato mai un punto di riferimento molto elevato. Una particolarità evidente è la sensazione di leggerezza delle armi da fuoco quando si prende la mira attraverso l’ottica, e a volte si verifica il fastidioso problema dei colpi che sembrano non essere registrati, nonostante si stia sparando da distanze ravvicinate ai nemici. Inoltre, abbiamo notato che i combattimenti a fuoco in terza persona risultano praticamente ingiocabili, a causa di una mancanza di precisione e di una sensazione generale di stranezza e paradossalmente, di pesantezza. Consigliamo quindi di alternare le due prospettive: la prima persona per i combattimenti e la terza persona per altre attività.
Va sottolineato che il DNA di Starfield deriva dai giochi di ruolo, il che significa che la competenza nel combattimento dipende principalmente dalla costruzione del personaggio, anziché dalle nostre abilità personali. Sì, avere una buona mira è importante fino a un certo punto, ma se non si investe in determinate abilità, il rendimento nei combattimenti e in altre attività sarà limitato. L’albero delle abilità è suddiviso in cinque categorie: Fisiche, Sociali, Combattimento, Scientifiche e Tecnologiche, ciascuna con diverse abilità interne. Ad esempio, potremo migliorare il danno delle armi da fuoco investendo punti abilità in “Balistica”, mentre l’abilità “Ginnastica” consentirebbe di muoversi agilmente per la mappa. Sta a noi decidere in cosa vogliamo specializzarci, ma il miglioramento di queste abilità richiede un impegno considerevole, poiché ciascuna di esse è suddivisa in quattro livelli con vantaggi crescenti. In seguito, dovremo completare specifiche sfide per avanzare, prima di poter investire punti abilità per sbloccarle.
Sebbene i vantaggi siano indubbiamente significativi, questo processo può risultare noioso alla lunga. Inoltre, il gioco impone alcune restrizioni sulle abilità di base o le abilità iniziali, relegandole all’interno dell’albero delle abilità. Ad esempio, anche se potremmo avere la capacità di risolvere con successo una serratura di livello base usando l’intelligenza, non potremo farlo finché non sbloccheremo l’abilità richiesta nella categoria “Tecnologica”. Queste restrizioni sembrano eccessive e talvolta limitative, considerando che la libertà di scelta dovrebbe essere un tratto distintivo di un gioco di ruolo.
Anche la gestione dell’inventario di base risulta un po’ scomoda, poiché non è possibile visualizzare un numero sufficiente di oggetti contemporaneamente e mancano opzioni di ordinamento rapido. In quest’ottica, anche una semplice funzione di ricerca sarebbe stata di grande aiuto. L’ingombro è un problema rilevante in Starfield, in quanto può impedire i viaggi rapidi ed esaurire rapidamente la stamina quando si trasporta troppo peso. Poiché è possibile raccogliere virtualmente ogni oggetto tangibile nel gioco, è probabile che il tuo inventario si riempia rapidamente, costringendoti a effettuare trasferimenti o a eliminare oggetti di continuo.
Nello spazio, le battaglie non sono mai noiose: oltre alla navigazione noi piloti dobbiamo anche gestire simultaneamente i vari sistemi della nave, tra cui acceleratore, missili, scudi e bilanciamento del peso, tra gli altri. Inizialmente, queste battaglie possono essere piuttosto impegnative, ma con l’esperienza e gli aggiornamenti delle abilità, la navicella diventerà sempre più potente. È interessante notare che c’è anche una skill che ricorda il sistema VATS di Fallout, chiamato Sistema di Controllo del Target, che consente di mirare a parti specifiche delle navi nemiche per ottenere vantaggi in combattimento.
Bug, problemi di prestazioni e difetti di Bethesda
La reputazione dei giochi Bethesda è stata spesso segnata da una presenza abbondante di bug, ma in Starfield, questi casi sono stati sorprendentemente rari o comunque nulla che potesse compromettere seriamente l’andamento del gioco. Alcuni dei bug “degni di nota” includono situazioni in cui i personaggi si incastravano l’uno nell’altro o restavano bloccati su piattaforme sopraelevate, nemici che sembravano fondersi con le pareti, cadaveri che in modo bizzarro apparivano sospesi nei soffitti o npc che sembravano guardare nella direzione sbagliata durante le conversazioni. Starfield dunque rappresenta un notevole passo avanti in termini di stabilità rispetto agli standard tipici di Bethesda. Tuttavia, è importante notare che, in un gioco di livello AAA, ci si aspetta un certo grado di perfezione e rifinitura, e Starfield, seppur migliorato, presenta ancora alcuni piccoli problemi. A livello di prestazioni del gioco su Pc, sono capitati occasionali cali di frame e caricamenti lenti di texture, soprattutto in aree affollate, specialmente a New Atlantis e Akila. Questi episodi, sebbene fastidiosi, non rovinano l’esperienza di gioco.
Starfield e la sospensione dell’incredulità
La dimensione con cui questo gioco trascende spesso la quarta parete è surreale. Si prova a volte un senso di scoramento e di insignificanza rispetto alla vastità dell’universo che si è vista solamente in un film, Interstellar, in particolare modo quando ci rende conto che tra noi e lo spazio c’è solo una piccola parete di pochi centimetri d’acciaio e che un secondo passato nelle vicinanze della gravità di una stella provoca lo scorrere del tempo di intere settimane nell’unica realtà che noi abbiamo tangibile che è la Terra, la cosa più lontana da noi nel gioco.
Ora tutto questo si traduce in Starfield in alcune situazioni nelle quali si prova lo stesso lo stesso senso di smarrimento: per esempio, è presente una quest nella quale ci troveremo a pensare al senso della vita e dell’esistenza tra fisica ed etica. Questo rende il tutto molto più reale in aggiunta al fatto che gli npc che incontreremo nella quest di cui sopra, sono isolati nel gioco, vengono trovati solo se noi vaghiamo in quella zona e sentiamo il loro messaggio di aiuto. Come nel videogioco, sono isolati anche nel mondo reale perché il modo in cui quel luogo è remoto li rende difficili da trovare anche per noi giocatori. Quindi l’isolamento nella narrazione dell’evoluzione del gioco – l’isolamento degli npc – rimane tale anche nella prospettiva di risolvere la loro missione a livello ludico. Se riuscissimo a personificare gli npc, come se fossero delle entità, quindi all’interno del gioco stesso nella sospensione dell’incredulità tutti quelli con cui parliamo sono persone reali e immaginandoli come persone reali percepiamo la vastità dello spazio che ci circonda e l’assoluta insignificanza di quello che noi ma soprattutto loro rappresentiamo e solo un gioco come Starfield può arrivare a farlo.
Concludendo…
Starfield rappresenta un viaggio affascinante e coinvolgente attraverso la vastità della galassia, anche se non è privo di imperfezioni. La costruzione del mondo di gioco è impeccabile ed è in grado di catturare l’immaginazione del giocatore e trascinarlo in un’avventura senza tempo. In tipico stile Bethesda, Starfield offre una ricca varietà di missioni secondarie e un sistema di gioco di ruolo di alta qualità, dove la libertà del giocatore è prioritaria.
Tuttavia, in alcuni rari momenti in cui il gioco cerca di rompere il suo schema consolidato, mostra delle debolezze, come una scarsa organizzazione nell’esplorazione spaziale, una navigazione non sempre ottimale e una trama principale che talvolta manca di profondità. Aumentando la scala delle dimensioni del gioco, sembra che Bethesda abbia forse cercato di abbracciare troppo, rischiando di perdersi nella vastità e nell’oscurità dello spazio. Nonostante questo, Starfield ha osato e lo ha fatto alla grande, rappresentando un viaggio che lo ha portato a raggiungere l’infinito.
Grande Jus, ottima recensione!
E grazie per la citazione 🙂