Bentornati cari FollowHz,
State pronti per esplorare il Digital World!
Creare un inno al mondo nerd, a Tron e alla digitalizzazione non è mai facile, ma Studio Koba con il suo Narita Boy è stato magistrale.
L’informatica e lo sviluppo di sistemi computerizzati ha cambiato per sempre il nostro modo di vivere, e la scoperta di questo nuovo mondo alternativo ha stimolato i creativi di tutto il mondo. Solo grazie a questa curiosità, ora ci troviamo qui a parlare di videogiochi, altrimenti magari saremmo stati un network di musica o cinema. L’esistenza di un universo virtuale secondario alla nostra realtà è stato il collante per storie e opere cult, del calibro, ad esempio, di Tron. L’essenza umana di bit e programma ha da sempre affascinato gli amanti della fantascienza, e spesso sono diventati simbolo di una società dell’intrattenimento non sempre positiva.
Sempre più spesso sentiamo casi di crunch, lavori mal pagati o esagerazioni in campo lavorativo. Dunque, sfruttando personaggi virtuali nati dalla mente di geniali sviluppatori si possono raccontare testimonianze e storie di vita, dalle più rilassate e contemplative, a quelle più stressanti e pesanti per il pubblico. Questo è proprio il caso di Narita Boy, in cui un geniale ideatore di prodotti d’intrattenimento ha deciso di dimenticare gli anni passati in quel mondo per motivi non meglio precisati.
Prima di passare alla recensione, vi ricordo che Sabato 1 Maggio 2021 alle ore 18 saremo in Live sul nostro canale Twitch con uno Special Event, proprio incentrato su Narita Boy!
Narita Boy: Un Tradizionale Eroe di quartiere
Un giorno, mentre state giocando rilassati al vostro computer vi ritrovate improvvisamente riuscchiati all’interno di quello schermo che vi stava pian piano immergendo. Una prospettiva non molto appassionante giusto? In realtà se a questo affiancate la responsabilità di un mondo minacciato da errori di programmazione di cui voi siete l’eroe salvatore potrete capire come la pressione sia tangibile.
Ho apprezzato particolarmente la scelta di rendere il viaggio del protagonista un percorso graduale, che pian piano vi farà arrivare alla vetta di un mondo perennemente a rischio. Partendo senza armi e potenziamenti, vi dovrete far strada e sbloccare la celebre Techno-Sword per sgominare il male. Il tutto ovviamente impreziosito da dialoghi pieni di citazioni e un collegamento stretto e diretto con Tron, partendo da software dispotici fino ad arrivare alla presenza di eroi digitalizzati.
A questa trama interessante però si affiancanca un sottotesto per nulla scontato, che si sofferma su emozioni e sentimenti di chi il mondo dello sviluppo l’ha vissuto con la propria pelle, e le cui vicissitudini l’hanno portato a voler rimuovere ricordi pesanti e per nulla felici. Un messaggio davvero profondo che richiede assolutamente di essere espanso, e che incarna alla perfezione questo medium che sa essere coinvolgente, divertente ma anche molto tossico.
Narita Boy – Feel the Techno Art!
L’utilizzo artistico della Pixel Art è assolutamente innegabile, e affiancarla a musiche anni 80′ permette l’instaurazione di un’atmosfera indimenticabile. Possiamo infatti ritenere Narita Boy uno dei punti più alti mai raggiunti dai Metroidvania a livello artistico, paragonabile a giochi ben più celebri come Hollow Knight o Axiom Verge. Il tutto viene construito partendo da ispirazioni principalmente cinematografiche e letterarie, evitando di attingere da altre opere videoludiche e mantenendo una costante freschezza ed originalità
Stesso purtroppo non si può dire del combat system, che seppur svolga sufficientemente il suo dovere rimane incamerato in problemi legati alle hitbox e ad un feel dei comandi certe volte macchinoso. Inoltre i vari upgrade che saremo portati a sbloccare non fanno altro che riprendere ciò che di bello si è già visto nei cult del genere precedentemente citati. Magari inquadrando il progetto con un’anima diversa, forse addirittura più storydriven ed action, Narita Boy si sarebbe potuto risparmiare queste problematiche.