Goooodmoring FollowHz! Nell’anniversario della morte del Re della suspense, abbiamo fatto un esperimento di fantasia: e se Hitchcock avesse potuto giocare ai videogiochi odierni? 

In realtà questa è una domanda senza risposta, o per lo meno ce ne sarebbe solo una possibile: non lo sapremo mai. Però l’eredita artistica del “maestro del brivido” è giunta fin all’attuale mondo videoludico, numerose sono le tracce sparse qua e là in alcuni titoli. 

È importante premettere che questo testo è un frutto di pura fantasia, largo uso di immaginazione basato sulla carriera artistica di Alfred Hitchcock. Chi vi scrive non ha l’arroganza di sapere quali avrebbero potuto essere i pareri di uno dei più grandi registi della storia del cinema.  

Partiamo dalla A…di Alfred Hitchcock 

Le introduzioni di un personaggio partono di solito dalla data e dal luogo di nascita (13 agosto 1899, Londra). Figlio di fruttivendoli, negli anni dell’adolescenza si è “nutrito” di teatro e grandi opere letterarie. Dopo varie vicende, aver lavorato per un’azienda di cavi elettrici e aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale, nel 1920 viene assunto in una società cinematografica che anni dopo prenderà il nome di Paramount PicturesIn questo ambito conosce la sua futura moglie e collaboratrice in tanti film: la sceneggiatrice Alma Reville. 

Se ci riferiamo all’Hitchcock cineasta la data della “nascita” va spostata di vent’anni. Dopo un cortometraggio (andato perduto) e una pellicola incompiuta, nel 1925 esce il suo primo lungometraggio muto: “Il labirinto delle passioni”. La produzione cinematografica di Hitchcock si divide in due periodi (che prendono il nome dai paesi in cui ha lavorato): il periodo britannico con 23 pellicole e quello statunitense con 30 film. 

Ma è stata la TV a dare alla sua carriera una svolta determinante: se pensiamo al regista ci vengono subito in mente la sigla e le caricature del suo volto, fatta da lui stesso, che introduceva gli episodi di “Alfred Hitchcock Presents” (“Alfred Hitchcock Presenta”) oltre alla caratteristica frase “Buonasera!”.  

Hitchcock

L’arte di un Re 

Come detto stiamo parlando del maestro della suspence: cioè l’ansia generata nello spettatore dal sapere qualcosa che il personaggio non sa e che si distingue dalla “sorpresa” dei film horror. In quest’ultimo caso si usa far vedere all’improvviso un qualcosa di spaventoso, una specie di contrasto immediato nella sequenza di scena accompagnato da un’apposita musica di sottofondo per suscitare terrore, in ambito videoludico e filmico stiamo parlando del cosiddetto “jumpscare”. 

Nella suspence invece si assiste ad uno scollamento tra chi guarda e la maschera scenica, sottolineato con una maestria nell’uso di luci, ombre e suoni. Una sensazione, che viene indotta in chi guarda, differente dalla paura e più legata ad un aspetto psicologico. Lo studio e la ricerca di un’espressività così sofisticata si ritrova anche in altri elementi dell’arte di Hitchcock quali: l’espressività dei luoghi, l’uso di simboli e metamorfosi, le sequenze oniriche e soprattutto le costanti incursioni nella psicoanalisi (di cui il regista inglese è considerato una sorta di divulgatore). 

Hitchcock
James Stewart, Grace Kelly e Alfred Hitchcock sul set de “La Finestra sul Cortile”

I videogiochi sempre più film 

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo e costante avvicinamento di due pianeti: il cinema e i videogiochi. D’altronde entrambi sono accomunati dalla necessità di scrivere delle belle trame per raccogliere pubblico (anche se è una cosa che riguarda più le pellicole che i joypad). 

Stiamo sempre più assistendo all’uscita di titoli che hanno gamaplay piegati alla narrativa, che sembrano anche contenere più cinematic che altro. Come detto i “jumpscare” sono prassi comune sia nei film che nei giochi horror e si può fare una lunga lista di giochi tranquillamente etichettabili come “thriller”. Siccome Hitchcock si destreggiava proprio in quest’ultimo genere, era inevitabile che alcuni elementi della sua arte arrivassero nei videogiochi. 
Chi vi scrive, per rispondere alla domanda iniziale, ha selezionato due titoli che ricordano le opere del genio del brivido. 

Hanno preso ispirazione: 

Il primo è, senza ombra di dubbio, uno dei migliori e più recenti contributi italiani all’universo “video games”: The Suicide of Rachel Foster” di One O One Games. Uscito nel 2019 è un thriller ben scritto, dove la protagonista ripercorre la triste vicenda che ha portato alla dissoluzione della sua famiglia all’interno dell’enorme hotel gestito dal padre defunto, in un’indagine avvincente che farà crollare a pezzi tutto ciò che credeva di sapere al riguardo. Non svela niente fino alla fine, e chi gioca vive in un costante stato di incertezza e dubbio.  

Il secondo invece ha preso alcuni elementi del thriller ma li ha declinati in un formato, e una narrazione, differente: The Dark Pictures: Man of Medan”. Uscito sempre nel 2019 è il primo capitolo di una saga che, una volta completa, comprenderà 8 titoli. Si tratta di un survival-horror dove le scelte del giocatore condurranno a uno di ben 14 finali differenti. Senza voler entrare troppo nella trama né voler fa spoiler, sin dall’inizio del gioco sappiamo alcune informazioni che i protagonisti non conoscono e sin da subito e abbiamo un narratore, proprio come in “Alfred Hitchcock Presents”, che tutto sa ma poco svela. Tra l’altro ad un finale si giunge in base a quale moralità il giocatore imprime al personaggio, che è poi in realtà un modo per riflettere “l’io” di chi ha mouse e tastiera su un manichino virtuale. 

Duo

E voi che ne pensate? Siete d’accordo con la scelta di questi titoli? Conoscete altri giochi che hanno preso ispirazione dalle opere di Alfred Hitchcock? Fatecelo sapere nei commenti! 

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