Salve a tutti i nostri Retrolovers! Nel 1982 i videogiochi erano oramai entrati nelle case di moltissimi adolescenti ed adulti e l’Atari era i “videogiochi”, produceva giochi su giochi ed il settore era praticamente monopolizzato o poco ci mancava.
Che si trattasse di giochi casalinghi o da bar, Atari era davvero uno schiacciassi inarrestabile!
Gli sviluppatori che lavoravano per Atari erano obbligati a tenere ritmi di produzione incredibili, servivano giochi nuovi di continuo, la gente si stufava rapidamente e voleva sempre novità.
Tutta una serie opinabile di scelte di Atari e di Nolan Busnell, spinse da li a breve, la fuga delle menti più geniali dietro ai giochi migliori, da qui a poco nacque la mitica Activision, che produrrà giochi anche per Atari, ma in maniera indipendente e con qualità e tempistiche decise dalla neo casa.
I programmatori volevano anche sentirsi “rockstar” e volevano farsi conoscere al grande pubblico, mentre Atari non voleva nemmeno inserire il nome di chi sviluppava un gioco, per questo nacquero i famosi easter eggs, ovvero gli sviluppatori nascondevano nel codice di gioco anche solo il loro nome e cognome o con uno pseudonimo.
Erano i veri deux ex machina dietro ai grandi successi di Atari, erano dei veri pionieri, un singolo programmatore creava un gioco in qualche settimana e faceva tutto da solo, dei veri geni, che riuscivano a spremere ogni Byte…anzi ogni BIT per riuscire a creare dei videogiochi incredibili con quantitativi di memoria e performance davvero irrisori…parliamo di pochissimi Kbyte…..
Senza dimenticare che la stessa Atari, nella figura del suo creatore e Boss, era continuamente coinvolta in processi per problemi legali, legati ai diritti di vari giochi, la più importante sicuramente era legata a Pong, visto che di fatto era una copia dell’originale creato dal grande Baer su Magnavox Odyssey, ma questa è un’altra storia.
Il ritmo imposto dal mercato e di conseguenza da Atari, non permetteva più di creare giochi completi e perfettamente rifiniti, non esistevano le patch, se un gioco usciva con dei problemi era impossibile risolverli.
Quindi ogni gioco richiedeva un bel debugging per trovare per bene ogni problema, ma i tempi necessari, non erano mai compatibili con la messa sul mercato.
Iniziarono ad uscire sempre più videogiochi fatti in fretta e furia, alcuni senza alcun senso ludico e buttati li per fare “mucchio” e soldi; il mercato era talmente grande che la gente comprava qualsiasi novità anche il fatto che non ci fosse un sistema di “condivisione” delle informazioni come oggi abbiamo su internet; il tempo in cui si sarebbe saputo che un gioco era brutto, era incompatibile con i tempi di vendita e quindi un gioco avrebbe venduto parecchio nelle prime settimane, fino a quando le riviste e il passaparola avrebbero rivelato la pessima qualità di un prodotto.
Le stampa iniziò ad occuparsi del settore, ma era necessario tempo, almeno 1-2 mesi prima che le informazioni si diffondessero, e in TV le informazioni erano davvero molto poche.
Se poi citiamo l’Italia la situazione era ancora peggiore, avevamo pochissime riviste e le informazioni erano quasi introvabili, ma voglio citare la meravigliosa “Videogiochi” del gruppo Jackson.
Il mercato iniziò ad essere saturo e la qualità dei prodotti iniziò a calare, gli utenti iniziarono a farsi guardinghi e più furbi, il sistema rilascio sul mercato un gioco qualsiasi e tutti l’avrebbero comprato iniziava a non funzionare più.
Alcuni videogiochi ebbero successo anche grazie al titolo, che spesso rappresentava qualche cosa di già famoso che fosse legato alla musica, al cinema o ad altro.
Il Natale del 1982 avrebbe fatto conoscere al mondo lo splendido film di Spielberg “E.T.”. Atari strappo un’accordo sullo sviluppo di un videogioco che sarebbe dovuto essere sul mercato proprio per il periodo natalizio, in modo da sfruttare il successo e il richiamo del film al cinema.
Atari affidò il gioco all’esperto Howard Scott Warshaw, questo signore era stato il creatore del fantastico “Yars’ Revenge” e guarda caso di un altro successo nato da un Tie-In di Indiana Jones “Raiders of the lost ark”, adattamento dei “Predatori dell’arca perduta”, era come metterlo nelle mani del migliore.
Atari riusci a guadagnarsi i diritti di “E.T.” attorno al Luglio del 1982 per circa 25 milioni di dollari e per permettere la produzione delle cartucce da vendere nel periodo natalizio, il buon Howard avrebbe dovuto consegnare il codice il 1 di Settembre, poco più di un mese per creare da zero un videogioco!!! Che problema!
Iniziò lavorarci senza quasi mangiare e dormire, e riuscì a creare il videogioco, che venne messo in produzione sovrastimandone il numero del venduto, che Atari supponeva fosse superiore alle 5 milioni di unità.
A questo aggiungiamo che nello stesso periodo Atari ebbe anche i diritti per produrre “Pac Man“, ma anch’esso ottenne un grosso insuccesso, vista la bassa qualità del gioco….le cose iniziavano a farsi preoccupanti.
Il Natale era prossimo, in TV la pubblicità del film e in parallelo la pubblicità del videogioco erano martellanti, e la gente iniziò a comprare per i propri figli il gioco, che vendette più di 1 milione di copie in pochi giorni….
Il successo sembrava assicurato, ma pochi giorni dopo Natale, moltissima gente corse ai negozi per restituire il gioco, tutti si lamentavano che fosse complicato, non si capiva.
Il gioco in se non era cosi brutto, ma il passaparola e la stampa lo stroncarono.
Atari si ritrovò con un flop spaventoso e un buco di milioni, pagati per i diritti, questo insuccesso assieme a quello di Pacman, portò ad un crisi di Atari e di conseguenza a tutto il settore che era in gran parte in mano a questo produttore.
Per anni si narrò di una leggenda per la quale in Nuovo Messico vennero sotterrate tutte le cartucce invendute; pochi anni fà in realtà si scopri che era tutt altro che una leggenda, vennero davvero disotterate le cartucce di gioco e oggi si possono trovare su internet e prezzi esorbitanti, solo per collezionisti.
Il via alla crisi del settore probabilmente iniziò da questo evento, che come l’effetto farfalla si diffuse.
Addirittura in USA si vociferava che il settore dei videogiochi era prossimo al “crack“.
Era uno dei settori che ebbe la più rapida crescita e il ritorno economico fù incredibile, dal giorno alla notte società sconosciute finirono quotate in borsa e tutti ci si “buttarono” per fare facili guadagni, ma la bolla scoppiò altrettanto in fretta!!
Quindi in molti iniziarono a dire che i videogiochi sarebbero stati un passatempo temporaneo e sarebbero scomparsi……oggi sappiamo tutti come è andata davvero.
In Italia questa cosa non si percepì, o almeno l’utenza non se ne accorse, nei bar arrivavano giochi dagli Stati Uniti e dal Giappone, qualcuno (Zaccaria) iniziò ad occuparsi della grande distribuzione e parzialmente produrli (iniziando con l’importazione dei flipper) modificando i codici sorgente di alcuni originali, creando i famosi bootleg, le piattaforme da casa continuavano il loro discreto successo.
L’Italia subiva passivamente il mercato, il business era connesso strettamente all’importazione dei prodotti e di conseguenza non avendo aziende nel settore la crisi non la colpì direttamente, ma solo indirettamente.
Anche le tempistiche di acquisto e di distribuzione essendo più lunghe vedevano arrivare le piattaforme mesi se non anche un anno dopo la reale produzione americana o giapponese.
Ricordo che spesso si aspettava un prodotto pubblicizzato sulle riviste, un videogioco, una piattaforma od un’accessorio, ma in certi casi non arrivò mai nulla.
Con questo articolo ho voluto sintetizzarvi come è andata la famosa crisi dell’82, l’ho vissuta da spettatatore e da appassionato leggendo le riviste e scoprendo negli anni grazie a libri ed internet la verità sui motivi e le conseguenze.
Quello che è certo è che Atari ha impiegato anni a riprendersi, passando tra problemi legali, vendite societarie, nuove piattaforme di successo (Atari ST) ed insuccessi (Jaguar), ma nonostante tutto oggi Atari è un marchio famoso ed è ancora qui.
Proprio su questo vi segnalo il documentario “Atari: Game Over” davvero molto interessante, potete vederlo qui:
Giorgio “Joyrayd”