Salve cari FollowHz e nuovamente benvenuti in questo nuovo appuntamento delle “Le Storie Del Corvo”!
Nella puntata precedente avevamo lasciato Sūn Wùkōng che prendeva commiato dal maestro Subhūti e far ritorno nel proprio regno, la montagna dei fiori e dei frutti.
Qui viene accolto dai suoi fedeli sudditi, il clan delle scimmie residenti presso il sipario d’acqua, che una ad una sbucano da dietro ogni roccia e scendono da ogni albero, piccole e grandi.
Stringendosi all’affascinante re scimmia, inchinandosi dicevano:
“Quanto tempo siete stato via, Sire!”
Come avete potuto stare lontano per così tanto tempo e lasciarci qui, mentre vi aspettavamo disperatamente? Da un pezzo ci perseguita un demone che ha occupato a viva forza la nostra grotta.
Noi lo combattiamo con tutta l’energia in corpo, ma lui ci porta via le cose e rapisce molti dei nostri giovani; giorno e notte vegliamo senza sosta e non potendo mai dormire per proteggere i nostri beni e le nostre famiglie.
Per fortuna è ritornata Vostra Altezza! Altrimenti noi e la grotta saremmo caduti in preda ad altri prima della fine dell’anno.” “Chi è il mostro che ha l’impudenza di comportarsi così?” esclamò Sūn Wùkōng , posseduto da una brutale collera.
“Raccontatemi tutto, perché lo trovi e possa fargli pagare ogni affronto da voi subito!”
Inchinandosi profondamente, così risposero le scimmie: “Vostra Maestà, l’individuo in questione si fa chiamare Re Demone del Caos, e abita nel Nord.”
“ E quanto dista il suo covo da qui?” chiese il re scimmia.
“Va e viene in un tripudio di nuvole e nebbie con vento e pioggia, e tuoni e fulmini, per tale ragione non abbiamo idea quanto dista il suo covo da qui.”
“Se è così, non abbiate paura.
Divertitevi, mentre io vado a trovarlo.”
Il buon Sūn Wùkōng prese lo slancio e d’un balzo svanì: grazie a una capriola raggiunse il Nord e vide un’alta e ripida montagna, tanto maestosa e bella a vedersi!
L’affascinante re delle scimmie rimase ad ammirare il panorama per un po’, quando intese un rumore di voci.
Decise di muoversi per cercarne la provenienza attraverso il sentiero che scendeva la montagna, e davanti alla ripida rupe scoprì in effetti la Caverna delle Acque.
Certi demonietti danzavano davanti all’entrata, ma se la svignarono non appena videro Sūn Wùkōng .
“Restate fermi dove siete!” gridò loro “Voglio che voi portiate per me un messaggio.
Sono il signore della Grotta del Sipario d’Acqua della Montagna dei Fiori e dei Frutti, nel Sud.
Sembra che da voi ci sia un sudicio demone, di non so quale caos, che è venuto più volte a rompere le scatole ai miei piccoli.
Vorrei vederlo in faccia e rendergli quello che merita.”
A queste parole i demonietti si precipitarono nella grotta e corsero ad annunciare: “Terribile disgrazia, Gran re!”
“Che disgrazia?”, chiese il signore demone. “All’entrata c’è una scimmia che si proclama signore della Caverna del Sipario d’Aqua della Montagna dei Fiori e Frutti; dice che avete fatto del male ai suoi piccoli.
È venuto qui per battersi con voi.”
“Ho sentito spesso quei vili furfanti di scimmie pretendere che avevano un gran re partito per imparare i segreti del Tao: suppongo che si tratti di lui appena tornato. Che aspetto ha? Quali sono le sue armi?”
“Non ha nessun’ arma.
È a testa nuda, con una veste rossa serrata da una cintura gialla, e porta stivali neri.
Da questi abiti risulta difficile dire se sia monaco o laico, ma non ha niente dell’immortale, né del prete taoista. Sta sull’uscio a fare baccano a mani nude.”
“Portatemi qui armi e armatura” disse il re demone. I demonietti eseguirono.
Il demone si aggiustò elmo e corazza, impugnò la sciabola e uscì circondato dai demonietti, urlando con voce potente: “Dunque chi sarebbe questo signore della Caverna del Sipario d’Acqua?»
Sūn Wùkōng lo osservò bene:
Portava in testa un elmo d’oro nero Che risplendeva alla luce del sole, Di scura seta sul corpo una tunica Che il vento intorno faceva ondeggiare.
Di ferro nero robusta corazza Chiusa da cinghie solide di cuoio, Stivali doppi, ben ornati a sbalzo.
Guerriero di gran portamento: Almeno dieci braccia alla cintura E più di dieci piedi la statura. Lampeggiava la spada nelle mani di quel mostro terribile e celebre.
“A cosa mai ti servono occhi così grandi, se non ce la fai nemmeno a vedere un tipo come me?” diceva Wùkōng.
Il re diavolo lo vide e scoppiò a ridere fragorosamente: “Non arrivi nemmeno a quattro piedi di statura, non hai manco trent’anni, niente armi in mano e vuoi venire qui a fare lo sbruffone.
Come di poter solo pensare di poterti misurare con me?” il re Scimmia si mise a insultarlo: «Mostro ripugnante, sei forse cieco? Potrò anche essere piccolo, ma se mi vuoi più grande non è un problema.
Mi credi privo di armi: ma con le mie mani potrei staccare la luna dal cielo. Non preoccuparti, che una bella ripassata di sberle dal vecchio Sūn Wùkōng non te la leva nessuno”.
Prese lo slancio e fece un balzo per sferrargli un un colpo diretto sul mento, ma il demone parò il colpo allungando semplicemente la mano: «Sta fermo, nanerottolo. Io sono un gigante con armato di spada, e tu mi attacchi a mani nude. Potrei ridurti in briciole, ma non voglio coprirmi di ridicolo.
Fammi posare le armi.
Vediamo come te la cavi col pugilato.” “Ben detto, compare.” replicò spavaldo il re Scimmia. “Avanti, fatti sotto!”
Il re demone fece un affondo e colpì, mentre Sūn Wùkōng schivava e rispondeva ai colpi. Seguì un rapido scambio di attacchi, con le mani e con i piedi.
Il re diavolo fece un affondo e colpì, mentre Scimmiotto schivava e si faceva sotto. Seguì un rapido scambio di colpi, con le mani e con i piedi. I colpi lunghi mancarono spesso l’obbiettivo, ma non quelli ravvicinati, duri e sodi.
Il demone le prendeva da tutte le parti; qualche bello spintone sottopancia stava per metterlo a terra, quando fece un passo indietro, afferrò la larga spada d’acciaio e l’abbattè mirando al cranio di Sūn Wùkōng.
Ma il colpo andò a vuoto, perché lo scimmiesco combattente l’aveva schivato in tempo. Visto che diventava cattivo, Wùkōng ricorse allla formula del corpo oltre il corpo.
Si strappa un pelo, se lo ficca in bocca, mastica e lo sputa per aria gridando: “Trasformatevi!”;
e subito due o trecento piccoli scimmiotti affollano tutta la stanza.
Il fatto è che, quando si ottiene corpo di immortale, non c’è trucco magico che non si apprenda e quindi praticare: trasformazioni del corpo e uscite d’anima.
Da quando il re scimmia aveva compreso il Tao, ciascuno degli ottantaquattromila peli del suo corpo poteva motare forma in qualsiasi cosa, a suo piacimento.
E tutti questi scimmiottini erano così vivi e così agili che la sciabola non li raggiungeva, né la lancia li sfiorava.
Uno spettacolo era vederli balzare avanti, saltare indietro, infilarsi dappertutto, assediare il demone da tutte le parti: di qui aafferravano, di là agguantavano.
Gli scivolano tra le gambe, gli sfilavano gli stivali.
E lo prendono a calci e pugni, gli tirano i capelli, gli fanno gli occhi neri, gli tirano il naso, lo sollevano e lo buttano giù, lo battono come una bistecca.
Allora Scimmiotto si impadronì della sciabola, spinse da parte i piccoli e, abbattendola sul cranio del mostro, lo tagliò in due.
Poi si inoltrò nella caverna alla testa della moltitudine delle sue truppe e non diede quartiere finché non ebbe sterminato tutti i diavoli, grandi e piccini.
(Continua).
(Immagini tratte da CCTV电视剧).