Salve a tutti cari followHz,
vi avevamo già parlato della messa al bando di PUBG in Nepal, però i problemi per questo titolo non sono finiti perché alla lista si aggiunge l’Iraq il quale avrebbe vietato Player Unknown’s Battleground a causa della forte assuefazione che porterebbe, oltre all’enorme esborso di soldi.
Altro titolo colpito da questa sorta di “embargo” per le medesime motivazioni è stato il celeberrimo Fortnite.
Moqtada al-Sadr ha affermato che PUBG crea dipendenza ed ha esortato il governo nel proibirlo.
Cosa ci guadagnereste nell’uccidere una o due persone in PUBG? Non è un gioco sullo spionaggio o che ti istruisca sul modo corretto di combattere.
La reazione a seguito del ban è stata ovviamente negativa, perché in molti si sono detti indignati, accusando il governo locale di preoccuparsi per delle “facezie” invece di concentrarsi sui problemi socio- politici del Paese.
Ormai è cosa risaputa che giochi come quelli su citati sono sempre stati nell’occhio del ciclone senza mai passarsela troppo bene, attirando l’attenzione di giornalisti e psicologi che si sono spesso dichiarati scettici verso questi titoli.
Per quanto mi riguarda, come ho sempre sostenuto, non è il titolo ad ispirare la vita: intendo dire che se una persona gioca ad un videogioco violento e successivamente commette un reato, quella persona lo fa perché è caratterialmente portato a farlo, ma non è corretto demonizzare esclusivamente un gioco.