Salve a tutti cari followHz,
quante volte abbiamo parlato dell’importanza dello strumento videoludico in ambito sociale?
Quella che voglio raccontarvi è un tipo di storia che personalmente speravo non si verificasse più:
Monza, una donna stremata lancia un importante allarme:
Sono disperata, non ce la faccio più, non vuole più nemmeno andare a scuola
Queste le parole di una nonna che racconta di come tutto è cominciato quando il nipote di 13 anni ha chiesto (come fanno tutti) una PlayStation ed i genitori, molto distanti e quasi sempre assenti per lavoro, hanno accolto la richiesta.
Ricevuto il regalo sono iniziati i problemi: un’ora al giorno davanti allo schermo che poi sono diventate due, tre, cinque, finanche ad arrivare a nove.
L’anziana donna lo descriva come un vortice che ha inghiottito il nipote, il quale faceva anche molto sport (giocava a basket) ed ha smesso adducendo la scusa che l’allenatore non lo faceva giocare.
Come dicevo prima, il ragazzo si sottoponeva a delle “maratone” di otto/nove ore, sessioni che iniziavano al pomeriggio per terminare a notte inoltrata e riprendere l’indomani mattina saltando la scuola.
Molti e vani sono stati i tentativi di riportarlo alla realtà: uscite all’aria, pasti ai fast food, fino alla drastica soluzione: tranciare i cavi durante la notte.
Il picco della situazione si è però raggiunto quando il ragazzo faticava a prendere sonno e conseguentemente dormire, quando in casa si verificavano scatti d’ira che portavano a scaraventare ovunque qualsiasi cosa e a compiere aggressioni nei confronti di chiunque capitasse a tiro del giovane.
Credo sia fondamentale in questi casi, che si intervenga per tempo; mi spiego: posto che (menomale) i parenti hanno chiesto soccorso, non si può arrivare ad assistere ed in alcuni casi subire atti di violenza prima di rivolgersi a degli esperti. Magari io non essendo ancora genitore, non posso capire, magari un genitore all’inizio pensa di ferire emotivamente il proprio figlio se chiede aiuto, ma credo anche che prima di evitare il peggio debba far qualcosa.
In conclusione, ci tengo ad aggiungere un monito ai ragazzi e uno ai genitori: ragazzi, giocate responsabilmente , mentre ai genitori dico di giocare con i propri figli…quando ero adolescente mio padre lo faceva, e non sempre dovevo chiederglielo.