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Nel corso di una intervista rilasciata ai microfoni di IGN.com, la sviluppatrice nota per il lavoro sulla serie di Uncharted, Amy Hennig, ha fatto alcune considerazioni su titoli single-player e sul fatto che molti giocatori non finiscano mai le storie. E’ fenomeno che la Hennig trova quanto meno bizzarro, così come lo è il fatto che l’industria non abbia preso provvedimenti per correre ai ripari.
“L’idea che il nostro medium faccia pace con il fatto che la gran parte delle persone non vedrà mai l’intero arco delle storie che stiamo raccontando, è qualcosa di bizzarro per me,” spiega la sceneggiatrice statunitense “C’era un tempo in cui potevamo creare giochi nello spazio non-indie della lunghezza di 6-8 ore, senza nessun tipo di modalità secondaria, senza servizio live o multiplayer, soltanto una esperienza narrativa interattiva che rimane fluidamente nella memoria, ma sembra che questo tipo di esperienza riscontri sempre meno successo”.
Naturalmente Hennig si riferisce a quel tipo di opere video-ludiche in costante crescita conosciute con nome di “giochi come servizio”, tipologia che ha permesso a editori del calibro di Ubisoft, Epic Games, EA, Blizzard e altri di espandere di molto la durata della vita di singoli giochi e del relativo franchise.
Non è certo la prima volta che Amy si esprime in questi termini sull’argomento, già in precedenza aveva dichiarato che al giorno d’oggi non sarebbe possibile pubblicare un gioco come Uncharted perchè, proprio in virtù della sua brevità e dell’assenza di multiplayer, non potrebbe conquistare il favore di giocatori ed editori.
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